MOSTRA

SPAZILIBERI: l'Arte nel Sociale

La mostra SPAZILIBERI è un progetto che utilizza l’arte, nelle sue più svariate forme, quale mezzo per la sensibilizzazione.  Si ispira a “Spaziolibero – I programmi dell’accesso” della RAI negli anni ‘70 quando il servizio pubblico televisivo consentiva alle associazioni sparse sul territorio di produrre programmi autogestiti in diffusione nazionale e rappresentava il primo esperimento di apertura a nuove tendenze sociali. 

SPAZILIBERI è allo stesso tempo un punto d’arrivo e di partenza: da una parte un traguardo che presenta il frutto di una serie di progetti laboratoriali, dall’altra l’inizio di un percorso mirato a sensibilizzare i visitatori, aprendo una finestra su quelle realtà di cui si sente poco parlare, quasi fossero mondi paralleli, sconosciuti e per questo ignorati, a meno che non si venga in qualche modo coinvolti, in maniera diretta o indiretta.

SPAZILIBERI nasce dall’instancabile ricerca di Vito Alfarano, danzatore, coreografo e regista brindisino, di introdurre il mezzo creativo oltre le barriere che dividono alcune persone da altre attraverso il laboratorio “Oltre i Confini”, permettendo ai protagonisti di diventare danzatori, attori o artisti, con la preziosa occasione di esprimere le proprie emozioni servendosi delle mille sfaccettature della creatività.

La mostra, a cura di Ilaria Caravaglio, si suddivide in 4 sezioni che propongono altrettanti ambiti e presenta al pubblico un percorso ampio e vario che vuole, da un lato, documentare le attività svolte, attraverso le numerose fotografie ed i video realizzati durante i laboratori, dall’altro, esporre i prodotti della creatività dei protagonisti, con le forme espressive più varie, dall’audiolibro ai dipinti, dalla performance alla videoarte.

A cura di Ilaria Caravaglio

Produzione AlphaZTL Compagnia d’Arte Dinamica

Direzione artistica Vito Alfarano

Tutti i contenuti della mostra, ivi compreso il catalogo, sono presentati in lingua italiana ed inglese.

Spazio 1 - Oltre i confini

La sezione presenta ai visitatori il lavoro svolto con i detenuti della casa circondariale di Brindisi e Rovigo nell’ambito di tre diversi laboratori organizzati nel 2010, 2015 e nel 2016-17.
Nel 2010, con i detenuti della Casa Circondariale di Rovigo, è stato realizzato il video danza “Il mio grido” trasmesso in oltre 30 festival in tutto il mondo.  “Il mio grido” è l’epilogo di un’emozione che, tra corpo e suono, si fa arte. Lo sfondo bianco elimina la possibilità di collocamento nello spazio. La nudità esprime potenza, morbidezza, vivacità e fragilità. Non sapendo nulla del corpo che sta sullo schermo lo spettatore non vede un detenuto, ma un uomo. La voce singola è uno scrigno di informazioni ed emozioni, intimamente legato al proprio vissuto e al luogo da cui si proviene. Le voci dei detenuti e i suoni elettronici compongono la musica originale.
Al 2015 risale il progetto “Peter Pan e l’Isola dei Sogni”, nato da un laboratorio di scrittura creativa e di teatro-danza che ha guidato i protagonisti alla realizzazione di un audiolibro e di un video-arte intitolato “Peter Pan Syndrome”, che propone una visione artistica di quella che è nota, appunto, come “sindrome di Peter Pan”. In mostra, oltre al libro ed il video, anche le fotografie del laboratorio.

Del 2016-17 è invece “Intangout” che, attraverso lo studio della disciplina del tango argentino (ballato tra uomini come nelle sue origini) ha condotto i protagonisti fino alla realizzazione di un video danza, rigorosamente “made in prison”, che racconta del tango attraverso il detenuto e del detenuto attraverso il tango. 

Facebook Page: Intangout 

Spazio 2 - Murales danzante

È questa la sezione dedicata ai pazienti psichiatrici autori di reato ospiti della REMS (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza detentive) di Carovigno (BR), invitati a seguire un percorso che li ha visti confrontarsi con il movimento del corpo e le arti visive, traendo ispirazione dalle performance del famoso artista francese Yves Klein.

Attraverso la danza contemporanea, il tango, il teatro e la giocoleria, gli ospiti/artisti sono stati invitati ad esprimere, servendosi di segni e colori, tutte le sensazioni ricevute durante le lezioni laboratoriali; ne è scaturita una serie di dipinti dal risultato stupefacente, “Murales Danzante”, ricco di contenuti e di emozioni che arrivano dritte all’osservatore.

Spazio 3 - I Have a Dream

Sezione dedicata all’attività svolta con gli immigrati ospiti nel centro CARA di Restinco - Brindisi.

“I Have a Dream” è sia una performance di danza contemporanea che un video danza, entrambi ispirati ai principi di Martin Luther King, il sogno che tutti gli uomini potessero essere uguali e che la gente non dovesse essere giudicata dal colore della pelle ma dal contenuto della propria persona.

In questo laboratorio, la danza viene utilizzata quale mezzo di riflessione e sensibilizzazione, come una scena in cui confluiscono culture, lingue ed etnie differenti.

In mostra il video finale e l’installazione “I Had a Dream”, che vede alcune delle fotografie del laboratorio e della performance collocate in teche di vetro contenenti acqua di mare poste sul pavimento, fotografie che, vittime dell’azione dell’acqua salata, subiscono nel tempo una metamorfosi, ponendo i visitatori di fronte alle doverose riflessioni relativamente agli esseri umani che fanno la stessa fine di quelle immagini.

In occasione di date prestabilite, inoltre, può essere portata in scena la performance di danza con i protagonisti.

Facebook Page: I Have a Dream  

Spazio 4 - Più Up che Down

La sezione presenta fotografie e video documentario che raccontano il percorso dei ragazzi della sede di Brindisi dell’AIDP (Associazione Italiana Persone Down) accompagnati da Vito Alfarano ed un’equipe di insegnanti di varie discipline della danza, attraverso la conoscenza del linguaggio corporeo, fino al concetto chiave che vede “il corpo come portatore di drammaturgia”.

Il documentario “Più Up che Down” mette in risalto la qualità, la creatività e la verità di ogni protagonista con sindrome di Down, anche attraverso interessanti interviste. E proprio l’esperienza, intesa come momento di aggregazione e percorso di vita, è il fulcro tematico principale. Un lavoro che rende protagoniste le vite di questi ragazzi, intrecciandole con l’esperienza del laboratorio. Un percorso che passa dalla persona per arrivare all’esperienza, non parlando della sindrome di Down, bensì mettendo in risalto le qualità e caratteristiche artistiche di ciascun ragazzo.